Il metal cosmico degli “Achernar”

Achernar - "Lunar"

Achernar è una delle stelle più brillanti del cielo, e la più brillante della costellazione dell’Eridano. il nome deriva dall’arabo ‘al ahir al nahr’ e significa foce del fiume”.

Un progetto ambizioso e profondamente filosofico quello degli “Achernar”, band formatasi nel 2005 e composta da:

Marko Falchi – canto, urla e chitarre
Paolo Mereu – chitarre
Antonio Deriu – basso
Giovanni Mulas – batteria e percussioni .

“Lunar”, secondo album  dopo “Spectral universe” (2009) e pubblicato il 7 maggio, rappresenta una sorta di viaggio cosmico e allo stesso tempo introspettivo, chiaramente delineato sia nei temi che nelle sonorità. La stessa band definisce le nove canzoni che lo compongono “come la Luna, ognuna con la propria dualità di desolazione e speranza, rassegnazione e rivoluzione, tenebre e luce, un tutt’uno di emozioni intime e surreali che ci trascinano fin dentro i suoi mari e i suoi crateri”.

Il sound proposto è decisamente e genuinamente metal ma non disdegna altre sperimentazioni e riserva sorprese sonore in ogni brano; molto interessante è la scelta dei testi in italiano che mostra l’intento di comunicare al meglio le proprie passioni e scelte.

I costanti richiami al satellite naturale della terra sono evidenti già nel primo brano “Cosmonauta”, prologo e inno alla speranza il quale presenta un’ intro caratteristica con le voci che ripropongono l’atmosfera dell’atterraggio sulla luna.

Passando attraverso il provocatorio e inquieto “Il respiro si fa intenso”, avviene il “Contact”: un brano che descrive i paradossi dell’esistenza  in una sorta di richiamo ai crateri lunari, con l’impressione di sentirsi in bilico.

Una volta approdati sul suolo lunare ci si lascia andare alla danza, “Come danzatori delle stelle” ,brano che mescola, con grande padronanza, screams a sounds acustici e ritmi orientaleggianti.

Ogni viaggio, seppure cosmico, provoca un senso di perdizione e “Lost” descrive, infatti,  la folle insofferenza del vivere mista alla voglia di evadere.

L’insofferenza è tema ricorrente in “Spinti alla dannazione”, più incisivo e ‘death’.

Il settimo brano “Oltre”, rappresenta un’esperienza onirica che racchiude in gran parte il significato dell’intero album con l’epigrafica frase in incipit: “preferisco sognare che addormentarmi nella realtà”.

In conclusione emerge prepotente l’urlo di sconforto di chi si sente ‘diverso’ e non più parte di questo mondo cioè “Alieno”.

“In attesa dei miei simili” è l’epilogo strumentale con la riproposizione delle voci che narrano l’atterraggio cosmico,  come una metaforica presa di coscienza che l’altrove in fondo ci appartiene e non è poi così lontano.

“Lunar” è disponibile a questo indirizzo.

Buon ascolto e buon viaggio!

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